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Qualesammarco, Nr. 2, Settembre 1988
Spazio aperto

Da Qualesammarco del settembre 77 1988 p. 3
Da Qualesammarco del settembre 77 1988 p. 3
Cari direttori D’Amaro e Soccio, oggi è il 30 giugno, ieri sera ho preso per la prima volta il vostro giornale, non l’ho ancora quasi finito di leggere e già ne sono oltremodo entusiasta, finalmente un’iniziativa concreta!
Mi auguro che presto tutti ne prendano visione e che le 12 pagine attuali diventino magari il doppio perché le problematiche comuni, il sottobosco di progetti e di iniziative, la volontà di scambiarsi le opinioni e di far sentire la propria Voce, abbiano, a mano a mano, il loro spazio grazie ad un giornale locale di questo tipo.
Noto che si spazia e che si toccano argomenti di diversa natura e diverso interesse così da soddisfare le esigenze di ognuno; qui mi soffermo perché è in una mia personale esigenza che sono stata soddisfatta: quella di vedere pubblicate delle “cose” che riguardano il dialetto. Io sono una laureanda in lettere con una tesi di dialettologia; essendo da sempre attirata dal dialetto e dai suoi formidabili valori e sfumature, non potevo non occuparmi in modo particolare del mio dialetto, del quale ho fatto, appunto, argomento di tesi.
Non potevo, così, non notare la 6. ed ultima pagina in cui ho trovato pane per i miei denti! Sono molto contenta di vedere inserito anche questo tipo di discorso e sarei felice se lo si approfondisse perché penso che non ci si è mai preoccupati di scandagliare tra le maglie del nostro sammarchese. In ultima pagina la poesia del Sassano ci offre uno squarcio di vita passata, ma un giovane che legge parole che non fanno parte del suo patrimonio linguistico, come marana, accuncime, curatele, raddate, e non le capisce, si pone nei confronti del suo dialetto in maniera indifferente, lasciando cadere anche quel minimo di interesse che gli era sorto.
Allora perché non approfondire il discorso apponendo ad esempio, al fondo pagina, delle glosse che cerchino di spiegare il significato di parole in disuso e destinate a morire? Perché, dunque, non dare più spazio al nostro parlare dialettale? Perché non preservarlo dall’estinzione, studiandolo e capendolo di più?
Questa la mia piccola proposta.
Sperando che non sia lasciata cadere del tutto, rinnovo il mio plauso e auguro lunga vita al giornale.
Cordialmente
Angela Gaggiano 

Sollecitato da Voi intervengo sul ruolo di un giornale a San Marco.
Un giornale locale deve esplorare la realtà locale, leggerla e capirla; deve spiegare i misteri o le cose che noi sammarchesi vogliamo nasconderci.
Un giornale interessante lo considero reale quando è un servizio al pubblico che vuole e deve sapere, e non quando è una tribuna personale di parole in libera uscita. La stampa locale non deve essere una spettatrice asettica o moralista, (in questa valle ce ne sono molti di ssettici e moralisti: alcuni ingiustamente mi mettono in questo girone dantesco), ma bisogna che sia antisettica contro l’infezione del superficialismo, del clientelismo e del più scialbo provincialismo. Non si può più fare a San Marco un giornale ove si respira aria fritta di accademia, o il classico foglio delle sacrestie partitiche o elettorali, o singulti giovanili e goliardici. Basta con lo sfogo intellettuale o politico di persone che vogliono mettere delle parole una dietro l’altra per il semplice gusto di vedere il proprio nome a pie’ di una composizione, che nessuno leggerà.
Purtroppo i fogli di Qualesammarco che ho in mano sono ancora un aborto di quello in cui desideravo si trasformasse l’esperienza de La Striglia. Sono fogli di parte che non riescono a dire la verità sugli argomenti che trattano (es. alluvione, demanio, giovani, cultura etc.) e fanno venir voglia di stilare un contro-giornale.
Dovete essere più coraggiosi, distaccati, fustigatori, più liberi di dire, anche contro la “vostra” amministrazione, e più giacobini verso le pigrizie e le invidie di questo paese.
Preannuncio la mia collaborazione se vedrò un reale cambiamento nella impostazione del giornale.
Massimo Tardio, uomo libero

Hai mai visto gli ex voto di san Matteo? Conosci Giovanni Gelsomino?