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Conoscere per amare e proteggere

Miramare
Miramare
Chi si reca per la prima volta nell'Area Marina Protetta di Miramare non può sottrarsi ad una sensazione di forte perplessità. Non crede ai suoi occhi, non crede che lì possa esserci la sede di un'area marina protetta. Giungendovi dalla parte di Trieste, infatti, si incontra il castello che fu di Massimiliano d'Austria, immerso in un parco curatissimo dove gruppi numerosi di visitatori si affollano, guardando inebetiti dall'ammirazione. In breve la perplessità si trasforma in convinzione: no, non può essere quella la sede dell'Area Marina Protetta. Un minuscolo cartello, quasi invisibile, nelle vicinanze di un porticato in legno  ricoperto di vegetazione, fuga ogni dubbio e ti indirizza verso il luogo giusto. Ti si presenta  una costruzione, il Castelletto, quasi una miniatura dell'altra più imponente e maestosa, e apprendi che questa è stata, anche se per un breve periodo, la dimora familiare di Massimiliano d'Asburgo e consorte.
Non meravigliatevi se i visitatori del Castello di Miramare sono 700.000, mentre quelli del Castelletto, sede dell'AMP, sono appena 12.000. Non è questione di rango, è una questione di spazi e di interessi. Se qualcuno, nel centro visite di un'area marina protetta, immagina che i visitatori saranno centinaia di migliaia all'anno, è completamente fuori strada: non si va per caso in un centro visite.
Dodicimila visitatori, comunque, sono un bel numero. Sono persone che si sono prenotate per tempo, perché c'è un limite di presenze sopportabili dall'Area. In genere non sono gli stessi visitatori del castello, scolaresche vocianti o signori seriosi col naso per aria come per aspirare ogni briciola di storia. Le visite che si fanno al Castelletto sono visite programmate per incontrare la vita del mare.
Genitori con prole da scuola elementare, siete avvisati. Se, per caso, fate un giro dalle parti della sede dell'AMP, guardatevi bene dal mollare i figli a scorrazzare sul prato. Andranno immancabilmente a finire davanti al cartellone che illustra il contenuto della serra tropicale. Ad un tratto sentirete chiamare "Mamma, mamma!" e sarete incastrati. La signora, gioviale e disponibile, è tutta per voi, ma prima passate alla cassa. Sei euro e mezzo a testa, prego. Forse sentirete qualche goccia di sudore al rapido calcolo per quattro o cinque, ma saranno niente in confronto a quelle che verserete mentre visitate le serre che, come dice la parola, sono serre tropicali. Caldo e umido interni vi faranno rapidamente rimpiangere il caldo esterno. Vedrete animali che di solito sono illustrati sui libri o mostrati in qualche documentario: colibrì, formiche rosse, farfalle giganti che dovrete stare attenti a non calpestare perché hanno l'abitudine di posarsi ovunque, anche sui piedi. Alla fine, all'uscita, sarete contenti di aver dedicato parte del vostro tempo ad ambienti che non esistono nelle nostre zone e giudicherete diversamente anche il prezzo pagato per la visita.
La gestione della serra tropicale e quella dell'AMP sono separate. La gestione dell'AMP è affidata al WWF. Gli addetti, in buona parte biologi marini, sono ex volontari dell'associazione che, riunitisi in cooperativa, traggono il loro guadagno per vivere dalle attività svolte attorno al centro visite.
L'Area Marina Protetta di Miramare è inserita in un contesto già strutturato, limite e pregio allo stesso tempo. Limite perché, prima di avviare qualsiasi attività, bisogna chiedere le autorizzazioni alla Sovrintendenza, con gli inevitabili tempi di attesa. Pregio perché l'area, pur essendo piccola, è l'unica dell'Alto Adriatico e, proprio per questo, è meta di visitatori che affluiscono da ogni parte, non solo del Veneto e Friuli, ma anche dalle vicine Slovenia e Croazia.
Qui siamo in zona di frontiera. Te lo fa capire subito il costo della benzina che, per i residenti, è più basso. Mostri la tessera al benzinaio e paghi una bella percentuale in meno. Non capisci, ma ti adegui, come diceva quel comico. Un giretto in Slovenia però ti aprirà gli occhi: se non ci fossero gli sconti, i Triestini andrebbero tutti a fare benzina all'estero, cioè a due passi da casa.
Gente di frontiera i Triestini. All'albergo, unico posto in Italia, ti chiedono la carta di credito o il pagamento anticipato e Senza tante storie, lascia intendere il portiere. E' la prassi. Paura che  sparisci senza pagare il conto? Forse solo perché dalle parti di Trieste sono per la medicina preventiva: meglio prevenire che curare. Più tardi, lo devo confessare, seduti al ristorante, abbiamo pensato: Adesso ci chiedono di mettere i soldi sul tavolo per essere sicuri che possiamo pagare. Che delusione: non lo hanno fatto!