Tipologia edilizia ed impianto urbano
Dunque, in virtù di siffatta influenza e funzione, la struttura urbana di San Marco viene fortemente condizionata ed assume sin dall'origine (sec. XI) la caratteristica di centro stradale, organizzatosi spontaneamente su un modello tecnicamente definito a doppio pettine. Lo stesso determina le insulae (Nota) e la dimensione dei tipi edilizi. Questi ultimi sono disposti a schiera ortogonalmente agli assi principali, costituiti dalle arterie più importanti e dal tracciato dello stesso Canalone direzionati in senso Est-Ovest, disegnando così un tessuto 'semplice e chiaro' in stretto rapporto con la morfologia dei luoghi.
La continuità degli organismi edilizi, intersecati trasversalmente dalle stradine lastricate o cementate che scendono da entrambi i versanti della vallata delineano l'insieme, esprimendo una 'forte omogeneità ambientale'.
Di questo 'scherzo' buono della natura e dell'uomo se ne accorge durante un suo viaggio per il Promontorio anche Riccardo Bacchelli, che nel suo romanzo Il Brigante di Tacca del Lupo, così descrive lo scenario che si para davanti:
Come uno spaccato verde tra gli aridi colli, si apriva, fresco d'alba, il vallone dove si stipa San Marco in Lamis, paese singolare per la distribuzione regolare delle strade ai lati della via maestra, onde le rosse, livide file di tetti a due spioventi uguali, uguali anch'esse le case d'altezza e dimensione, si allineano e si spartiscono come un ammattonato a spina.
Si nota, infatti, l'uso del piccolo masso calcareo (la zona è ricca ancora oggi di cave) appena 'sbalzato' (Nota) per l'erezione dei muri perimetrali dei fabbricati, successivamente intonacati con sabbia e calce viva ricavate dalla stessa materia.
Si utilizza la pietra squadrata e scalpellata a faccia vista, come si dirà, per la costruzione dei portali che abbelliscono l'ingresso delle case, con 'chiave d'arco' finemente decorata o stemmata a seconda del ceto sociale, cui appartiene l'immobile. Così pure sono fatti gli stipiti e gli architravi di finestre e balconi, nonché le relative strutture portanti in quasi tutti i fabbricati del centro storico.
Ci si serve della pietra lavorata anche per adornare le facciate e le cantonate di molte case.
Con l'affermarsi dell'artigianato locale, specie nel secolo scorso, case e palazzi gentilizi vengono abbelliti anche con lavori ed invenzioni artistiche rivenienti da altro materiale, quali il ferro e il legno. Il primo viene adoperato per le inferriate di balconi, di loggiati, di scalinate esterne ed interne, per i fregi (Nota) a portoni e porte. Il secondo viene impiegato per infissi, corredati di elementi d'intaglio, e per altre opere di arredo, soprattutto interno.
Non manca, tuttavia, l'uso di altro materiale costruttivo, tipo il mattone, sia a faccia a vista che per l'erezione di muri perimetrali e di qualche loggiato e, più raramente, il tufo.
In molti casi, agli inizi del secolo, con l'avvento e l'impiego nelle nuove costruzioni delle volte uniformi costruite in mattoni pieni e ferro, il sistema sopra descritto viene abbandonato e soppiantato da quest'ultimo anche in fase di ristrutturazione dell'immobile.
Nelle espansioni edilizie più recenti tali tipi di tecniche e di materiali vengono di nuovo ad essere spazzati via, come altrove, da colate di cemento.
I tetti, un tempo quasi tutti a due o a più spioventi a coppi (Nota) e sovrastati dai caratteristici comignoli, in occasione di ristrutturazione dei fabbricati, sono quasi sempre rimpiazzati da coperture più solide con tegole piatte.
I palazzi più caratteristici ed antichi e talune copie di esperienze e di modelli architettonici esterni, incorporati nel tessuto urbano, si affacciano in massima parte nei Corsi Giannone e Matteotti. Essi presentano una strutturazione del tipo villa rurale, anche se con dimensioni più ridotte. Si distinguono dal resto dei fabbricati attigui, presentando un ampio portale d'ingresso.
All'interno segue un ampio atrio su cui si affacciano (non sempre) le porte degli ambienti siti a piano terra; quindi si sale ai piani superiori attraverso una larga scalinata a tornanti semicircolari con scalini di pietra, raramente in marmo. Soltanto pochi di essi, scolpito o sovrapposto alla chiave d'arco del portale, hanno uno stemma (Nota) a simboleggiare la presunta 'nobiltà' del casato.
Spesso risultano incise soltanto le iniziali del nome e cognome del principale e primo proprietario con la relativa data di costruzione dell'immobile.