XIII
"Nella lettera c’era scritto che io non volevo fare offesa a Dio in nessun modo né lamentarmi per niente di lui: a questo non ci avevo pensato mai e mai, si capisce, e neanche c’è bisogno di dirlo. E c’era scritto anche che io capivo benissimo quello che dite voi preti, perché guai se non fosse così e il mondo chissà dove andrebbe.
Questo io lo capivo da me. Ma siccome il mio era un caso speciale … No, no. Non state a voltare la faccia.
Me l’avete promesso … Siccome il mio era proprio un caso speciale, tutto diverso dagli altri, e so che sarà sempre così, e ogni giorno che passa anche peggio (perché questo lo so, questo io proprio lo so, la sola cosa che io so proprio bene …) Non voltate la faccia.
Guardate sempre di là per piacere … Allora, senza fare dispetto a nessuno, io chiedevo … No, ma io me l’immagino già quel che voi rispondete".
"Senza fare dispetto a nessuno …"
"Ecco, nella lettera c’era scritto se in qualche caso speciale, tutto diverso dagli altri, senza fare dispetto a nessuno, qualcuno potesse avere il permesso di finire un po’ prima”.
Mi voltai senza aver ben capito.
"Anche uccidersi … sì" spiegò lei con una tranquillità da bambina.
E si mise a guardarsi gli zoccoli.
Tutto questo mi prese così all’improvviso che sul momento non mi venne parola. Non riuscivo a trovarne.
Nessuna. Ma poi no, non fu neanche così: alla bocca mi salirono parole e parole e raccomandazioni e consigli e "per carità" e "cosa dite" e prediche e pagine intere e tutto quel che volete. Tutte cose d’altri, però: cose antiche: e per di più dette mille e una volta. Di mio non una mezza parola: e lì invece ci voleva qualcosa di nuovo e di mio, e tutto il resto era meno che niente.
"Ecco" disse lei dopo un po’. "Lo sapevo che avreste fatto così".
E la cosa più brutta era che lei stette ancora in attesa di qualcosa come un minuto e anche più. Stava lì e continuava a sperare.
"Lo sapevo che avreste fatto così" ripeté con voce appena diversa. "Io l’ho sempre saputo. Fin dal primo momento l’ho detto".
"Zelinda …" cominciai io, ma così goffamente da provare vergogna di tutte le parole del mondo.
"Perché allora l’avete voluto sapere?" disse lei con un po’ di rimprovero. "Voi l’avete voluto sapere, e adesso, ecco, ve ne state così".
E si mosse e sparì dentro casa. E io rimasi lì, sulla strada, davanti a quell’usciolo da ridere.
Un uscio, vi dico, nemmeno grande così, tanto che lei per entrare dovette persino chinarsi. Ora, io so bene e sapete anche voi che cos’è una stanza qui da noi, su in montagna: due metri di terra e di sassi, un saccone di foglie di granturco e un catino e un fornello e da un lato la capra: e tutto quel che c’è di più è regalato. A centinaia ne ho viste e per anni, e in ognuna saprei trovare anche al buio candele e fiammiferi senza neanche urtare col piede la gatta distesa a dormire: e non c’è una sola ragione perché quella della vecchia dovesse essere diversa da tutte. Bene: per certe cose io non credo di essere più stupido di un altro: e so che due metri saran sempre due metri da qualunque parte si guardi, e neanche il Santo Uffizio potrebbe cambiarla.
Ma quando vidi la schiena di lei scomparire nell’ombra e l’uscio si richiuse su me, mi sembrò proprio che quella sua tana arrivasse oltre i monti e più in là. E l’uscio certo era un uscio da riderci, senza neanche serratura o paletto, ma in quel momento ero pronto a giurare che buttar giù la porta del Vescovado in città doveva esser tre volte più facile.
Vengono delle idee, certe volte.
Mi guardai un po’ d’intorno. Stava per venire la morta stagione, gli sterpi secchi, le passere uccise dal freddo, la notte che arriva alle sei, i fossi ghiacciati, i vecchi che se ne muoiono in fila e la Melide li cuce dentro il lenzuolo e io li porto al cimitero di monte, e i bambini che per l’intera stagione se ne stanno dentro le stalle a scaldarsi col fiato dei muli … Un inverno di cinque o sei mesi. E lei cosa avrebbe fatto, la vecchia?
Nelle ossa sentivo l’inverno vicino. Guardai un momento le nuvole che adesso eran più grandi di un prato, e poi mi avviai alla parrocchia. Le nuvole mi venivano dietro. Sempre dietro, come se qualcosa sapessero. Vengono delle idee, certe volte.
Ma che altro potevo fare, mi dite?
Capitolo XIII
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