Angelo Mazzoleni
1873 - Il popolo italiano - Cap. II
Angelo Mazzoleni, Il popolo italiano, Milano Vallardi 1873
Ottimisti e pessimisti.
“I padri nostri molto hanno fatto; ma
finché non sapremo persuaderci che
il tempo, sviluppando nuovi diritti,
accumula sempre nuovi doveri, finché
staremo paghi di abbracciare
que’ sepolcri,
l’Italia, prima una
volta fra le nazioni, rimarrà pur
addietro; perché né cielo né sole
assicurano le palme dell’intelletto”.
G. Mazzini.
Ultima venuta al convito delle moderne nazioni, l’Italia nostra non è nuova - anzi le sue stesse tradizioni, i suoi monumenti, le sue cattedrali, le sue città illustri, i suoi porti, i suoi commerci, le sue industrie, le ricchezze d’ogni genere, tutto attesta in lei un'antichità remotissima ed una civiltà per la quale le altre nazioni appaiono al paragone nate da ieri (1). Se non che rimasta la patria nostra, per le cause di cui discorrerò in appresso, in ritardo col movimento delle altre nazioni, venne o troppo poeticamente adulata dagli uni, per le sue passate grandezze, o troppo leggermente calunniata da altri, per gli errori e l’ozio presente. Affermata ora politicamente la nostra unità, importa fra questi due estremi, stabilire il termine vero del valore nostro, procedendo, senza esagerazioni, ad un esame critico e ad una specie d’inventario delle nostre forze per rilevare, in confronto d’altri paesi, quello che eravamo prima del 1859 e quello che siamo diventati oggi; - i progressi fatti, la sintesi della nuova vita nazionale, lodando ove sia d’uopo, censurando ove v’abbia il bisogno. [...]
Data creazione | Mercoledì, 04 Maggio 2022 |
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Categoria | Angelo Mazzoleni |
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