Arturo Carlo Jemolo
1965 - Arturo Carlo Jemolo - Mettere a punto
A. C. Jemolo, L'Astrolabio, Pagg. 15-16, Anno III, N. 5 (46), 15 Marzo 1965
Alla morte di Pio XII scrivevo sulla rivista Il ponte: se si ricorda la formazione di Eugenio Pacelli, si spiega “la sicurezza dell'uomo, che sentiva sempre Dio dietro di se, ch'era sempre in comunicazione con la divinità: di una pietà schiettissima, di una religiosità che lo faceva sentire creatura pari alle più umili, e che si sapeva strumento di Dio”; si comprende come “sotto il pontificato di questo umilissimo, che ebbe vita singolarmente povera e spoglia di ogni conforto materiale, da claustrale, si desse molta cura - senza alcun intervento personale di lui - agl'interessi patrimoniali della S. Sede. Non è possibile reggere il mondo senza un nerbo anche economico”.
Ricordavo i pettegolezzi e dicerie del Vaticano, soggiungendo che “nessuna rivelazione potrà mai scalfire la profonda religiosità, l'intima fede, l'altissimo livello morale, la sicura intelligenza di Eugenio Pacelli”; e terminavo: ”molti di noi, cattolici di dubbia ortodossia, cattolici che secondo un certo linguaggio dei fogli ortodossi contristano le autorità ecclesiastiche votando o scrivendo contro i loro consigli, sinceramente amammo e venerammo l'uomo, oltre che il Vicario di Cristo, soggiogati dalla sua fede, ammirando la forza di volontà di questi, che per intelletto, per cultura, era un eletto, che stava sulla più alta delle vette, e che ad ogni ora della sua giornata, in una completa sottomissione, si rivolgeva umile a Dio, chiedendoGli lumi”. [...]
Data creazione | Sabato, 18 Settembre 2021 |
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Categoria | Arturo Carlo Jemolo |
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