Silvano Montaldo, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 63, 2004 Giovanni Lanza (1810-1882)
[...] Nel gennaio 1858, all'uscita di Rattazzi dal governo, il Lanza ebbe la reggenza del ministero delle Finanze, in cui si era già impegnato per brevi periodi nel 1855 e nel 1856 in sostituzione di Cavour. Ciò non fu senza conseguenze: l'astio di Rattazzi verso il conte si estese anche al Lanza, il quale, intanto, si addossava un enorme lavoro, fino a che, in ottobre, ottenne la titolarità delle Finanze e cedette il dicastero dell'Istruzione a Cadorna. Dopo aver sostenuto una dura battaglia durante la discussione del bilancio preventivo del 1859, il Lanza, d'accordo con Cavour, per appianare le difficoltà finanziarie e approntare le risorse necessarie alla realizzazione degli accordi di Plombières varò un prestito interno di 50 milioni di lire. L'operazione, non priva di rischi, ottenne un notevole successo, che assunse anche un chiaro significato politico dimostrando il consenso che il governo riscuoteva presso i ceti medi. [...] Pur riconoscendo come inopportuno e dannoso il trasporto della capitale, il Lanza presentò la convenzione di settembre come un passo verso la soluzione della questione romana e insistette sul fatto che essa non conteneva una rinuncia a Roma e che il ritiro delle truppe francesi apriva la via ad accordi diretti col papa non escludendo la possibilità che i Romani prendessero l'iniziativa. In novembre la convenzione fu approvata e in dicembre poté essere promulgata la legge per il trasporto della capitale, ma il risentimento per l'abbandono di Torino indusse la maggioranza dei deputati piemontesi a costituire l'Associazione liberale permanente, decisa a difendere gli interessi della regione e a combattere qualsiasi governo che non avesse perseguito l'obiettivo di Roma capitale. [...] Il nuovo governo entrò in carica il 14 dic. 1869, composto dal Lanza (presidenza e Interno), Sella (Finanze), E. Visconti Venosta (Esteri), G. Govone (Guerra), M. Raeli (Giustizia), C. Correnti (Istruzione), G. Gadda (Lavori pubblici), S. Castagnola (Agricoltura, industria e commercio), cui si aggiunse, l'8 genn. 1870, G. Acton (Marina): negli uomini, quasi tutti di origine settentrionale, rappresentava quanto di nuovo e di avanzato poteva esprimere il grande partito liberale moderato, sebbene si presentasse piuttosto in nome delle proprie idee che di un partito, capace di garantire la continuità della linea della Destra in politica estera e in politica finanziaria e al tempo stesso di porre fine all'eccessiva faziosità verso la Sinistra costituzionale che aveva caratterizzato il governo Menabrea. Inoltre, il Lanza costrinse Vittorio Emanuele II a limitare le interferenze del partito di corte, ottenendo il licenziamento di F.A. Gualterio da ministro della Real Casa e il ritiro di Menabrea e Cambray Digny dagli incarichi che avevano presso la Casa militare e civile del re. [...]