Graziano Nisio, Dalla leggendaria Alba Longa a Castel Gandolfo
Ettore Petrolini, nacque a Roma in via del Granchio il 13 gennaio 1884.
in da ragazzo dimostrò poco interesse per gli studi tanto che un suo maestro, disperato per la sua vivacità, sentenziò:

... finirà certamente in prigione o diverrà un grand’uomo”.

Ermete Zacconi
Ermete Zacconi
La prima parte della profezia si avverò, quando a tredici anni ferì seriamente un compagno di gioco durante una partita a “nizza”.
Fece così il giro dei vari riformatori da Bosco Marengo a Forlì e Santa Maria Capua Vetere.
Nel 1899, attratto dalla Commedia dell’arte, cominciò a recitare piccole particine. In seguito, lavorò anche nel circo, prima come inserviente e poi come clown.
Nel 1903, debuttò al Gambrinus con Ines Colapietro che gli fu compagna anche nella vita.
Nel 1904 ebbe da lei il primo figlio, Oreste. La Colapietro, stanca di essere cornificata, nel 1911 lasciò lui e i figlioletti per trasferirsi a Napoli con un attore, un certo De Marchi.
Nel 1913, debuttò nel cinema con il film: Petrolini disperato per eccesso di... a cui fece seguito Fortunello.
Nel 1915, formò la sua prima compagnia ed esordì al teatro Cines di Roma (attuale Eliseo) con la commedia Venite a sentire. Contemporaneamente pubblicò il suo primo libro Ti à piaciato? Successivamente mise in scena le macchiette Nerone, Amori di notte, Romani de Roma, Radioscopia, Gastone ed i Salamini.
Nel 1919 il secondo film, regista Mario Bonnard, Mentre il pubblico ride.
Nel 1920, continuando le sue numerose tournée, toccò l’Argentina, l’Uruguay, il Brasile, Messico e le Antille con Grigio Rosso e Arancione e Mustafà, una commedia argentina che fece sua portandola al successo. Nel frattempo conobbe l’attrice Elma Criner che sposò, nel 1932, con rito civile e quello religioso un mese prima della scomparsa.
Nel 1922, pubblicò il secondo libro Abbasso Petrolini e approdò alla prosa con Agro di limone seguito da Gastone, Il padiglione delle meraviglie, Benedetto tra le donne e La canzone delle cose morte.
Dal 1926 al ’29, rappresentò Rosso di San Secondo, Fraccaroli, Simoni, Martini, ecc.
Nel 1928, presentò alla Sagra dell’uva di Marino con Balzani la canzone Nannì, nà gita a li Castelli” composta insieme a Franco Silvestri.
Nel 1929, all’apice del successo, si affacciò la prima crisi cardiaca.
Nel 1930, girò altri film: Nerone di Blasetti, Medico per forza e Cortile di Campogalliani. Pubblicò il libro Io ed il film sonoro e la commedia Chicchignola.
Tra il 1932 ed il ’33, il libro di memorie Modestia a parte e altre tournée a Parigi, Londra, Alessandria d’Egitto, Il Cairo, Bengasi, Tripoli, Tunisi, Berlino e Nizza.
In Svizzera un nuovo attacco d’angina gli impedì di proseguire le recite.
Nel 1935, al teatro Quirino di Roma una crisi violenta lo costrinse a sospendere lo spettacolo.
Si trasferì nella sua villa “Cleofe” di Castel Gandolfo per la convalescenza. Lì trovò la forza di scrivere una nuova commedia Il metropolitano e una delle sue più belle canzoni Tanto pè cantà che la diceva lunga sullo stato di salute.
Tornato a Roma il 29 giugno 1936 lasciò la scena terrena.
Al prete che gli somministrava l’olio santo, sorridendo malinconicamente disse: “...mo sì che so fritto...”.
Alcuni giorni prima della scomparsa era uscito in libreria il suo ultimo volume dal significativo titolo: Un po’ per celia, un po’ per non morire.
Tanto pè cantà
di Ettore Petrolini

E’ nà canzona senza titolo \ tanto pè cantà \ pè fa quarche cosa
nun è gnente de straordinario \ è roba der paese nostro \ che se
po’ cantà puro senza voce \ basta a salute \ quanno c’è a salute
e un par de scarpe nove \ poi girà tutto er monno \
e m’accompagno da mé.
Pé fa la vita meno amara \ mé so comprato sta chitara
quanno er sole scenne e more \ me sento un core cantatore
voce è poca ma intonata \ nun serve a ffà na serenata
a solamente a fa ‘n maniera \ de famme un sogno a prima sera
Tanto pè cantà \ perché me sento un friccico ner core
tanto pè sognà \ perché ner petto me ce naschi un fiore
fiore de lillà \ che m’ariporti verso er primo amore
che sospirava alle canzoni mie \ e m’arintontoniva de buscie
Canzoni belle appassionate \ che Roma mia m’aricordate
cantate solo pè dispetto \ ma cò la smania dentro ar petto
io non ve canto a voce piena \ ma tutta l’anima è serena
e quanno er celo se scolora \ e de nessuna s’è n’ammora.
Ooo, ooo

 NANNI’ ... nà gita a li Castelli

Guarda che sole \ ch’è sortito Nannì \ che profumo de
rose \ de garofali e pansè \ Come tutto un paradiso \ li
Castelli so accosì \ Guarda Frascati \ ch’è tutto un
sorriso \ n’à delizia, n’amore \ ‘na bellezza da incantà…
Là c’è Ariccia \ più giù c’è Castello \ ch’è davvero un
gioiello \ cò què lago da incantà \ E de fragole
‘n profumo \ solo a Nemi poi sentì \ Sotto què lago ... \
un mistero ce sta \ de Tibberio le navi \ so l’antica civiltà.
Lo vedi ? Ecco Marino \ la sagra c’è dell’uva \ fontane
che danno vino \ quant’abbondanza c’è. \ Appresso viè
Genzano, \ cor pittoresco Albano \ su viett’a divertì \ Nannì ... Nannì ...
So mejo de la sciampagna \ li vini de ste vigne \ ce fanno
la cuccagna \ dar tempo de Noè. \ Li prati a tutto spiano \
so frutte, vigne e grano, \ s’annamo a mette lì \ Nannì ...Nannì ...
E’ sera e già le stelle \ te fanno un manto d’oro \ e le
Velletranelle se mettono a cantà \ se sente ‘no
stornello \ risponde un ritornello \ che coro viè asentì \ Nannì ... Nannì ...