Da Qualesammarco, n. 2 del 1989
Ritorna di moda ... il Classico
Infatti con l'anno scolastico 1988/89 l'istituto compie il suo sessantottesimo anno di attiva partecipazione alla cultura.
Uno dei documenti, conservati nei registri della segreteria della scuola, attesta che il 5 novembre 1921 per la prima volta venne istituita la Scuola Tecnica promiscua “G. Pascoli” di S. Marco. Nell'anno 1938/39 le scuole medie fino al quinto ginnasio vennero gestite dall'E.N.M.S. e durarono fino al 1942/43. La sede, inizialmente, si trovava in Via Cesare Battisti al numero 3. Con gli anni 1943/44 e 1944/45 venne trasformato in ginnasio parificato, e più tardi soppresso col decreto del 24 maggio 1945 n. 412. Per l’anno 1945/46 venne denominato ginnasio legalmente riconosciuto “G. Pascoli” e durò fino al 1952/53. Dal 1947/48 al 1952/ 53 la scuola media e il ginnasio-liceo divennero statali come sezioni distaccate dalla scuola media statale “Palmieri” di S. Severo e del Liceo Classico statale “Matteo Tondi”, sempre di S. Severo. Con D.P.R. 19-9-1952 diventò autonomo e col D.P.R. del 13 marzo 1967 la scuola assunse il nome di Liceo Classico P. Giannone”.
Attualmente nell'istituto vi sono 26 docenti (tra insegnanti precari e insegnanti di ruolo), 5 ausiliari, 1 segretario, 1 collaboratore tecnico e 248 alunni. L'edificio più la palestra attuali appartengono al comune. L'attuale preside, il prof. Michele Coco, è stato anch'egli (come la maggior parte degli insegnanti) un ex-alunno del Liceo Classico e, appena laureatosi, nel 1959/60 insegnò nell'istituto come professore di lettere. Dal 1978 al 1983 divenne preside incaricato dell'istituto, dal 1983 e preside di ruolo. Il preside generalmente viene visto dall’alunno come un “tiranno”, questo però non avviene nel nostro liceo in quanto il preside ha saputo e sa tuttora creare un rapporto affettivo con gli alunni, dai quali viene-stimato e considerato un uomo giusto, equilibrato e dotato soprattutto di un enorme bagaglio di cultura.
Nonostante il boom degli ultimi tempi che riguarda altri istituti, il Liceo Classico rimane una scuola valida, che può offrire una formazione umana e culturale completa a tutti gli effetti.
Le materie caratterizzanti sono il Latino e il Greco, che apparentemente sembrano appartenere al passato, senza nessun riferimento al presente: esse invece risultano altamente formative in quanto stimolano l'alunno all'abito critico. La carenza di matematica, per esempio, viene assorbita e sostituita da una versione di greco che costringe l'alunno ad adoperare un ragionamento pari alla matematica.
Il Liceo Classico è una scuola che a differenza delle altre offre sbocchi diversi, scelte più ampie e prive di condizionamenti. In una lettera inviata ai presidi nel settembre del 1987, il direttore generale dell’istruzione classica, scientifica e magistrale, il dott. Romano Cammarata, dice che: “È particolarmente importante salvaguardare e valorizzare questo “modello” di formazione liceale che, pur fondato sulla tradizione, mantiene inalterata una sua valenza culturale e sembra rispondere sempre più alle esigenze formative dei giovani e alle richieste della società post-industriale, perché scuola di princìpi e di metodi. E a tale modello si guarda oggi con attenzione, come riferimento per l’individuazione, nei processi di riforma, di un alto livello culturale, da proporsi ad ogni tipo di scuola secondaria superiore”. Inoltre gli ultimi dati riportati dai mezzi di informazione hanno riferito che il 53,1% dei laureati sono coloro che hanno conseguito la maturità classica.
Per quanto riguarda la lingua straniera (Francese e Inglese) nell'anno scolastico 1987/88 è stato avviato l'anno sperimentale: l’insegnamento delle lingue non terminerà col quinto ginnasio, ma sarà prolungato al liceo.
Questo permetterà all’alunno una cognizione più approfondita per quanto concerne le lingue.
Lucia Ciavarella
Guasta, Guglielmo, Ferri, Luciano, Jus murmurandi in camicia nera, Firenze, Le Lettere, 2009, p. 9.
… Il 25 luglio 1943 Mussolini è arrestato e il regime cade in polvere. Di colpo, come se Dio Padre, infilando un braccio nello Stivale e afferratane dall’interno la punta, lo avesse voltato alla rovescia, la popolazione fu unanime nell’applaudire all’evento: i distintivi (le spregiate “cimici”) sparirono come al Sim-Sala-Bim del prestigiatore: TUTTI ANTIFASCISTI e tutti DA SEMPRE. I muri d’ogni strada e d’ogni piazza si coprirono di scritte ingiuriose e beffarde (una delle più caustiche si lesse a Firenze: “Mancia competente a chi riporterà un cane fascista!”). Qualcuno cercò di spiegare il fatto sorprendente osservando che quanti si erano iscritti al partito, o per interesse o per viltà, era naturale si precipitassero a cambiare bandiera, e quanti lo avevano fatto in buona fede, ritenendo il 28 ottobre 1922 una giornata liberatrice dal caos del dopoguerra, avevano avuto – e come! – il tempo di aprire gli occhi. Costoro salutarono con lo stesso entusiasmo la fine del regime dell’olio di ricino, del manganello, del confino e peggio, tale e quale a quelli che avevano rifiutato di indossare la camicia nera, riuscendo a mantenersi vergini di occhiello. Sia gli uni che gli altri si diedero a diffondere, compiaciutissimi, le brucianti battute e le barzellette sfottenti – nuove di zecca o vetuste e rielaborate – che venivano ora scandite ad alta voce e stampate in corpo 10 dopo essere state, nel “deprecato ventennio”, sussurrate all’orecchio degli ascoltatori come si confida un segreto. ...
… Il 25 luglio 1943 Mussolini è arrestato e il regime cade in polvere. Di colpo, come se Dio Padre, infilando un braccio nello Stivale e afferratane dall’interno la punta, lo avesse voltato alla rovescia, la popolazione fu unanime nell’applaudire all’evento: i distintivi (le spregiate “cimici”) sparirono come al Sim-Sala-Bim del prestigiatore: TUTTI ANTIFASCISTI e tutti DA SEMPRE. I muri d’ogni strada e d’ogni piazza si coprirono di scritte ingiuriose e beffarde (una delle più caustiche si lesse a Firenze: “Mancia competente a chi riporterà un cane fascista!”). Qualcuno cercò di spiegare il fatto sorprendente osservando che quanti si erano iscritti al partito, o per interesse o per viltà, era naturale si precipitassero a cambiare bandiera, e quanti lo avevano fatto in buona fede, ritenendo il 28 ottobre 1922 una giornata liberatrice dal caos del dopoguerra, avevano avuto – e come! – il tempo di aprire gli occhi. Costoro salutarono con lo stesso entusiasmo la fine del regime dell’olio di ricino, del manganello, del confino e peggio, tale e quale a quelli che avevano rifiutato di indossare la camicia nera, riuscendo a mantenersi vergini di occhiello. Sia gli uni che gli altri si diedero a diffondere, compiaciutissimi, le brucianti battute e le barzellette sfottenti – nuove di zecca o vetuste e rielaborate – che venivano ora scandite ad alta voce e stampate in corpo 10 dopo essere state, nel “deprecato ventennio”, sussurrate all’orecchio degli ascoltatori come si confida un segreto. ...