Da Qualesammarco n. 3 del 1990
Mercoledì 21 novembre '90
S. Marco è scesa in piazza per l'ordine pubblico
Riproduciamo, qui di seguito, l'appello di S.E. Mons. Giuseppe Casale, arcivescovo di Foggia-Bovino, letto da don Gaetano Marcheggiani.
I proclami, le denunzie, le pubbliche indignazioni non hanno ottenuto i risultati che tutti ci aspettavamo. L'escalation della violenza malavitosa – comunque la si denomini - continua di giorno in giorno e si manifesta in forme che suscitano raccapriccio e sdegno. Si ammazzano gli innocenti! Non ci si ferma neanche davanti a dei ragazzi!
Qual è la scelta alternativa che ho fatto e che vi invito a fare?
Operare a fondo per il risanamento morale della nostra Comunità. Lo sappiamo tutti. La malavita organizzata è la punta di un iceberg, che emerge da un mare torbido: il mare limaccioso di una società, dominata dall’esasperata ricerca del piacere, del denaro, del potere ... Ottenuti con ogni mezzo e ad ogni costo. E urgente un’opera di ricostruzione delle coscienze, una riconquista di quei valori di fondo, senza i quali la vita cade in balia degli egoismi esasperati.
La malavita organizzata non abita in un altro pianeta. Vive in mezzo a noi, fianco a fianco. Nelle nostre case, nei quartieri delle nostre città. Non sono uomini isolati. Hanno bisogno di protezioni, di fiancheggiamenti, di collusioni, di omertà ... Il killer, che ammazza per una manciata di denaro, è l'ultimo anello di una catena di complici che si prestano ai disegni di uomini senza scrupoli. Sta a noi, a ciascuno di noi isolare, mettere in angolo quanti vogliono trasformare le nostre città in una giungla violenta.
E questa la scelta che ognuno è chiamato a fare. Altrimenti, le nostre saranno “lacrime di coccodrillo” e indignazioni di facciata.
Quali conseguenze questa prospettive abbia nell'azione pastorale della nostra Comunità diocesana è impegno da approfondire insieme. La “rivolta morale”, di cui tanto si parla, non puo' esaurirsi in un gesto di condanna e di esecrazione. Bisogna educare alla solidarietà operante: bisogna creare una nuova mentalità di condivisione, bisogna suscitare un più vivo senso di partecipazione alla vita pubblica.
Le nostre comunità sono chiamate a svolgere una intensa e quotidiana azione educativa, che sviluppi e renda operativi i grandi orientamenti del Vangelo.
Siamo chiamati a formare una “nuova cultura”: di giustizia, di solidarietà, di pace.
Certo, questa azione di risanamento morale ha bisogno del sostegno delle forze preposte alla tutela dell'Ordine pubblico e di tutte le istituzioni dello Stato, soprattutto della Magistratura.
Ed è necessaria una attenta azione per evitare il riciclaggio del denaro “sporco”. Nessun “boss” della malavita nasconde il denaro nel materasso o sotto il mattone. Opportuni controlli su rapidi e inspiegabili arricchimenti, su acquisti, su presenze in imprese e società finanziarie sono strumento efficace per stroncare la progressiva i la pericolosa penetrazione della malavita nel tessuto economico del Paese.
Oggi, più che mai, siamo chiamati a creare un fronte unico contro belve sanguiae che tentano di disgregare la nostra società.
Agli uomini della violenza dico con forza: il delitto non paga; il denaro ottenuto a prezzo di sangue ricade come una tremenda giustizia di Dio su chi uccide.
Il Vangelo del perdono non è un invito a lasciar correre. È forte impegno a ricostruire la solidarietà umana, nel nome di Dio. Di quel Dio che perdona chi si pente ed è sempre pronto a far germogliare l’amore anche da un cuore devastato dal male.
Giuseppe Casale
arcivescovo