Quasi tutte le case e i palazzi antichi di San Marco in Lamis, compresi quelli costruiti ai primi del Novecento, sono provvisti di portali in pietra calcarea e, in qualche caso, in conglomerato cementizio di colore rossiccio, meglio noto come 'mandorlato' (Nota). Quest'ultimo, come risaputo, è un composto allo stato naturale che si trova in abbondanza dalle parti del Calderoso (contrada che dista dal paese una decina di chilometri) e, in genere, lungo la fascia del primo gradone garganico, che si erge sulla pianura del Tavoliere.
Tale materiale, nei tempi passati, era molto richiesto ed utilizzato, non tanto per sorreggere una qualsivoglia struttura o sovrappeso, quanto per adornare questo o quell'altro elemento architettonico, interno a chiese e a palazzi. E ciò, a causa della sua estrema friabilità e scarsa coesione strutturale. Al contrario, lo stesso è preferibile alla pietra compatta, essendo malleabile e di facile levigazione.
I portali posti sugli ingressi dei fabbricati rappresentano, in prevalenza, più di ogni altro elemento di tipo estetico, l'identità e lo 'status' economico e sociale del proprietario dell'abitazione, distinguendosi ognuno per forma, qualità e quantità di decorazioni, di fregi e di modanature (Nota).
In qualche palazzo troviamo, sovrapposti o sovrastanti alle chiavi dei portali, veri e propri stemmi gentilizi, che tentano in tal modo d'emulare il prestigio delle costruzioni nobiliari, illudendosi i rispettivi titolari, così facendo, di possedere o di poter acquisire un alto lignaggio.
L'aspetto più appariscente che si nota, osservando la realtà urbana in questione, è che solo pochi portali sono architravati (Nota), mentre quasi tutti sono ad arco (Nota) a tutto sesto o ribassato in taluni siti a piano terra (bassi) nelle zone popolari.
Non si tratta ovviamente di un'influenza derivante dall'architettura romana, che, come è noto, privilegia l'arco, quanto di un 'modo o moda' di costruire tradizionale assai diffuso in tutto il Gargano, e non solo, dovuto principalmente all'impiego massiccio della pietra nella realizzazione degli edifici, reperibile a buon mercato nelle vicinanze. Un'usanza pervenuta fino a noi, non ancora del tutto soppiantata dal cemento e dai prefabbricati.
I portali più antichi rinvenuti risalgono al Seicento, e ne segna per San Marco, a quanto si è già scritto, il massimo sviluppo edilizio del centro storico.
Tuttavia, è durante il periodo borbonico, cioè nell''Ottocento, che si costruiscono i portali più belli ed originali e si assiste alla diffusione di essi a livello capillare nel tessuto urbano.
Da evidenziare che quelli più 'umili', nonostante la decorazione di essi sia limitata all'essenziale, portano in gran numero incisa la data sulla chiave o sullo stemma e talvolta anche le iniziali del primo proprietario o dell'artigiano esecutore.
In taluni casi decorazioni e data sono scolpite sul fronte dell'architrave o dell'arco. E quanto si nota presso il portale di Vico Palude 34, dove si osserva incisa nell'architrave la data 1650.
'Questa ieva la cancellaria', spiegano gli abitanti della strada a Cosma Siani, che gli indicano nel contempo anche il 'comune' e le 'carceri' dei tempi antichi siti ai numeri 7 e 5 (articolo dal titolo struscio o trivia apparso nel n. 6 del periodico Lo Sperone Due: La Strigliata, San Giovanni Rotondo, 1994).
Così pure si osserva nell'arco a sesto ribassato del portale che si affaccia in Via De Filippis 15, dove è riportato testualmente: 'A.D. 1884 S. P.'. Ed ancora sul fronte dell'arco a tutto sesto del portale sito al piano terra in vico Montesano 3, dove compare la scritta: 'P. 1739'.
I portali realizzati nella prima metà di questo secolo si notano a vista per la loro uniformità sia nel disegno che nella manifattura. Taluni risultano, infatti, essere finemente levigati, a testimoniare che lo scalpello è stato sostituito dalla macchina.
La nostra attenzione, come stanno a dimostrare le fotografie scattate, si è concentrata soprattutto sulla 'chiave', che rappresenta, come si è detto, il carattere distintivo dell'intero disegno del portale.
Questa volta ci siamo interessati anche dei portali siti fuori del centro storico, localizzati in Via Dante Alighieri, in Via Torelli, ecc., risalenti quasi tutti ai primi decenni del secolo.
In proposito Pasquale Soccio, noto scrittore, saggista e storico del luogo, ci racconta che nei pressi della chiesa di Santa Chiara c'era un portale ad arco a tutto sesto del '600, assai ammirevole. Tanto da essere notato e considerato da parte di un acuto critico d'arte, come Carlo Barbieri de il Mattino di Napoli, ospite in paese, negli anni '30, di Don Matteo Piccirella, di cui Soccio, come l'altro, era molto amico.
Il nostro interlocutore, ci riferisce, infatti, che un giorno mentre si trovava a passeggiare in compagnia dei due lungo il Corso Umberto I (oggi, Matteotti), il Barbieri ad un certo punto si fermò davanti al portale e disse queste testuali parole 'E' un armonioso arco degno di attenzione', che va ammirato e salvaguardato.
Come non detto. Ora il portale non c'è più.
Da notare, inoltre, che in alcuni edifici ristrutturati in tempi recenti, il portale è scomparso per fare posto a stipiti e ad architravi formati da elementi di pietra levigata.
Di qui l'urgenza e la necessità di porre mano ad un piano di recupero del centro storico che, a quanto si è appreso, sarà oggetto del nuovo Piano Regolatore Generale, in via di adozione, finalizzato, oltre che all'espansione ulteriore della città, soprattutto alla salvaguardia e alla valorizzazione di appositi percorsi all'interno del centro storico.
Alcuni portali