Eremi di Stignano - Verso l'Eremo di Sant'Andrea (di A.Grana e T.Argod)
Luogo: San Marco in Lamis (FG), Gargano (Puglia)
Documentario sugli Eremi della valle di Stignano, in collaborazione con Ludovico Centola e Gabriele Tardio.
Quando Napoli, nel luglio del 1647, fu scossa dall'effimera ma travolgente rivolta popolare capitanata da Masaniello, anche la provincia di Foggia ebbe per contraccolpo i suoi paurosi sussulti. Agli inizi del 1648, poiché molti nobili e signori di Foggia si erano rifugiati nel locale convento dei cappuccini, questo fu appunto il centro maggiormente preso di mira dalla rivolta del popolo. Si erano colà fortunosamente nascosti 'Pompeo Pignatelli, marchese della Paglieta. Giovanni Pignatelli, duca di Monte Calvo, con sua moglie e figli, Francesco di Palma con donna Carmela Gaetana sua moglie, Vincenzo e Carlo Pignatelli con altri fuggiti dall'ira del popolo già entrato in Lucera' (Nota 1).
Gran parte della nobiltà rifugiatasi nel convento proveniva quindi da Napoli coll'intento di raggiungere la vicina Manfredonia e porsi in salvamento, via mare, in luogo più sicuro. Ma, come si vede, incapparono in Foggia in un calderone rivoluzionario non meno bollente di quello di Napoli. In cotale frangente poco poteva l'autorità centrale con ordini di liberazione o di miti pene pecuniarie da infliggere al gruppo di questa nobiltà prigioniera. Lo stesso duca di Guisa che, come si sa, si trovava a Napoli per pescare nel torbido a suo favore, potè fare ben poco, inascoltato e dalla plebe e da parte della stessa nobiltà locale. Insomma tutti cercarono di salvarsi alla men peggio, alcuni rocambolescamente dandosi allo sbaraglio più verso i monti che verso il mare, donde la loro affannosa corsa verso S. Marco e, come prima tappa, al convento di Stignano (Nota 2).
Circa un secolo e mezzo dopo, raggiungendo queste rive remote il turbine provocato dai rivolgimenti francesi ed europei, Stignano fu ancora rifugio talora inquietante e discusso di seguaci di fazioni avverse, borbonici e bonapartisti.
Il Colletta parla di oltre tre mila morti (Nota 4), ma anche a ridurne il numero è da pensare che il tranquillo convento di Stignano, spettatore di orrori non inferiori a quelli del 1627, ebbe giorni di terrore e di smarrimento sia per la presenza dei francesi, inferociti dalla resistenza sanfedista, sia per il tumultuoso discendere dalle valli delle barbari (Nota 5) plebi di Montesantangelo, S. Giovanni Rotondo, S. Marco in Lamis e Rignano, accampate tra Castelpagano e Stignano, e sia per il contraccolpo alla ricerca di un asilo degli scampati alla sconfitta del 25 febbraio che ritornarono non meno tumultuosamente a riempire valli, grotte e caverne disseminate lungo le pendici. Certo è che sanfedisti sconfitti e nobili contrari al regime liberale credettero meglio inerpicarsi fino alle rupi di Castelpagano e starsene, più o meno sicuri, menando vita assai grama, tra le mura di quel castello e di quel casale ormai in rovina (Nota 6).
Aver negato rifugio agli sconfitti non valse a salvare Stignano nel periodo bonapartista-murattiano dalle leggi repressive (del 1807 di Giuseppe e del 1809, più grave ed eversiva, del Murat) che colpirono i vari ordini religiosi; e certamente non lieti furono per i nostri frati di Stignano gli anni 1807-1815.
Dei sedici conventi della provincia monastica di S. Angelo, Stignano fu uno dei sei che rimase aperto per decisione del governo murattiano.
Tuttavia ebbe Stignano vita assai difficile, essendo stato destinato il convento a semplice luogo di concentramento, e cioè di raccolta di quei frati provenienti dai conventi imperiosamente chiusi. Il rescritto del Murat del 7 agosto 1809 risparmiava momentaneamente questi sei conventi:
'S. Maria delle Grazie a Manfredonia, S. Matteo a S. Marco in Lamis, S. Maria di Stignano, SS. Pietà a Lucera, S. Maria Maddalena a Castelnuovo Dauno, Gesù e Maria a S. Martino in Pensilis.... La concentrazione di oltre duecento frati in sei conventi non potette realizzarsi. Invano l'intendente di Foggia, Giuseppe Charron, tempestava i sindaci dei comuni di Capitanata' (Nota 7)