Gli oggetti maggiormente richiesti erano le sedie. Bisogna tener presente che, nelle case dei lavoratori, a parte quelle "belle" ricevute in dote all'atto del matrimonio, le sedie erano acquistate da questi artigiani. Queste erano meno alte, tarchiate, più larghe e comode così come le cercavano le donne.
Inoltre, costruiva lu daccialarde, una specie di tagliere su cui le donne, nel preparare da mangiare, con un coltellaccio riducendolo a poltiglia; si trattava di un piccolo piano di venticinque centimetri di lato con un piccolo manico per mantenerlo durante l'operazione, ma che serviva anche, attraverso un foro, per appenderlo ad un chiodo vicino al camino.
L'oggetto più richiesto dalle casalinghe era lu lavature. Per realizzarlo occorreva molto lavoro e altrettanta pazienza e precisione. Da un tronco d'albero si ricavava un asse sfaccettato da tutte e due le parti con uno spessore di almeno quattro centimetri, alto settanta, ottanta e largo trenta circa. Alle due estremità del piano venivano lasciati una quindicina di centimetri liberi, il resto, quaranta o cinquanta centimetri, veniva diviso con delle linee, una ogni due centimetri, lungo le quali si segava per la profondità di un centimetro e mezzo. Quando tutto il piano era segato, entrava in azione l'ascia. Lavorare con l'ascia voleva dire conoscere perfettamente quell'attrezzo e il materiale che si trattava. Voleva dire, soprattutto, lavorare con precisione tra due linee: sgrossare dal centro prima da una parte e dopo dall'altra in modo che alla fine risultava un piccolo triangolo con il vertice a punta e liscio. Finito il primo passava al secondo e via di seguito sino alla fine. Completato tutto l'asse, guardandolo di profilo, si vedevano tanti triangolini messi bene in ordine.
Facevano anche li lainature (mattarelli) per fare li laine (pasta di casa). E poi li frucciuline: un bastone lungo non meno di un metro e mezzo, che ad una delle due estremità terminava con due punte ben larghe e lunghe una decina di centimetri e che serviva alle donne, la mattina, quando dovevano rifare il letto, per rimuovere li frusce de ranerinia (foglie di granturco di cui i materassi erano imbottiti). Le donne, per non girare e rigirare attorno al letto, allungavano la frucciulina e con le punte tiravano su il lenzuolo e la coperta in poco tempo.
Si costruivano anche cucchiai e forchettoni per la cucina e tante altre piccole comodità.
Gli arnesi che usava erano l'accetta, l'ascia, lu verdene (trapano a mano), scalpelli e pochi altri piccoli arnesi, compresi li crite (vetri rotti) che servivano a levigare il pezzo.
Alle forche bisogna aggiungere la pala, anch'essa di legno e di un solo pezzo, che serviva a "ventilare" il grano sull'aia. Al contadino occorreva un altro arnese indispensabile: il rastrello per raccogliere la paglia rimasta sull'aia, il letame nella stalla ed altro. Anche il rastrello era fatto di un solo pezzo di legno e veramente richiedeva molto lavoro e tanta pazienza essendo costituito da più denti.
Anche i manici delle zappe, dei picconi, dei martelli, ecc. li costruivano sempre loro, li mastrerasce, così come botti, tinozze e secchi di legno.
Inoltre, c'era lu ratavedde, che serviva a raccogliere materiale vario. Non riuscendo, almeno per il momento, a trovare il suo vero nome in lingua, se mai esiste, cercherò di fare intendere nel modo più semplice possibile il senso della funzione che svolgeva ai suoi tempi in agricoltura. Era un arnese agricolo più largo di una zappa, ma molto più corto: una specie di rastrello, a forma rettangolare e senza denti, tutto di un pezzo. Era il meno difficile da costruire e, tuttavia, assolveva ad un compito insostituibile sull'aia per raccogliere e ammucchiare il grano, il letame nella stalla e cose del genere.
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