Quando quei lavoratori, dopo settimane, tornavano alla "terra", cioè al paese, per la festa, portavano sempre qualche oggetto utile nelle case dei lavoratori: in campagna avevano diversi attrezzi per lavorare il legno durante le lunghe giornate. Ma avere le sedie senza fondo significava avere solo degli inutili fastidi in casa. Per cui andavano funnate, vale a dire munite del fondo su cui sedersi, bisognava, in altre parole, portarla dalla seggiara, la quale aveva a disposizione la pagghia vogghia (acoro). Questa è una pianta molto alta che cresce nelle paludi o lungo i fianchi dei fiumi. La pianta, dopo essere stata tagliata, veniva essiccata e quindi conciata: poi veniva tagliata a lenze lunghe e sottili che si attorcigliavano per farne cordicelle e intessere il piano. Le cordicelle erano chiamate li limme. Così per funnà na seggia occorreva lavoro e tanta accortezza perché il piano, alla fine, non risultasse troppo duro o il contrario. Doveva essere comodo e rilassante. Il mestiere di funnà li segge era esercitato prevalentemente da donne, ma, a volte, erano aiutate da qualche uomo di famiglia, spesso un invalido, visto che, a quei tempi, le pensioni d'invalidità non c'erano. Se c'era l'uomo in casa, nonostante tutto, tanto di guadagnato perché pensava lui ad andare nelle marane a tagliare la pagghia vogghia, essiccarla e lavorarla come il mestiere comanda.
Con questo mi sembra d'aver descritto due attività di ordine marginale e di poco interesse, ma che in realtà, a quell'epoca, erano considerate delle attività ricercate e richieste perché utili anche se, in pratica, non risultavano eccessivamente redditizie. Anzi. In molte abitazioni spesso si vedevano sedie sfondate, con il piano sfasciato e li zincone appesi disordinatamente proprio perché mancavano le possibilità per farle riparare e renderle efficienti.
Nel passato, poi, bisogna dire che il lavoro svolto dalle donne nelle proprie case, pur essendo molto richiesto perché utile, non era tenuto nella dovuta considerazione. Sembrava quasi che le donne in casa si divertissero a lavorare per gli altri. Ad esempio, chi riparava le sedie lavorava di gran lena per riuscire a vivere e si faceva fatica a pagare quel lavoro. E che dire della tessitrice, la quale si metteva seduta al telaio dalla mattina presto fino a sera inoltrata per fare lenzuola e panno che sarebbe servito a confezionare gonne e indumenti intimi. E la sarta? Anche questa doveva aspettare tempi migliori. Non c'era 'mala volontà' nel pagare il lavoro altrui, ma solo mancanza di mezzi. Non parliamo poi di quelle poverette che servivano nelle case dei 'signori'.