Le acque meteoriche, attraversando l’atmosfera, si arricchiscono, in parte, di anidride carbonica, CO2, dando origine ad acido carbonico, H2CO3.
Questo agisce sulle rocce date da carbonato di Calcio, Ca CO3, trasformandole lentamente in bicarbonato di calcio, Ca(HCO3)2, che è solubile ed è portato via dalle acque di scorrimento.
Altri evidentissimi fenomeni carsici di superficie sono i campi solcati o campi carreggiati che caratterizzano gran parte delle superfici denudate in seguito ad erosione e che testimoniano la lenta azione dell’acqua di scorrimento durante il passare dei secoli e dei millenni.
Le rocce calcariche, di cui è costituito in prevalenza il Gargano, e il carsismo sono la chiave di lettura per capire l’assenza di fiumi, laghi e sorgenti sul territorio, assenza con la quale i suoi abitanti hanno sempre dovuto fare i conti e che li ha indotti ad escogitare i sistemi per captare e conservare quell’acqua che altrove è stata sempre abbondante.
Le rocce, erose, fratturate, lasciano scorrere il prezioso liquido in profondità assorbendolo come una spugna. Il territorio carsico allora è sempre sitibondo e là dove la presenza di argilla, che rende impermeabile il terreno, permette l’accumulo di acqua, ecco che vengono a crearsi altre manifestazioni tipiche del Gargano: i cutini, sparsi in maniera puntiforme in varie zone.
Si tratta di acquitrini dal fondo argilloso impermeabile, talora di notevoli dimensioni, tanto da dare origine, proprio al centro del Promontorio, al lago di Sant’Egidio , un tempo molto grande. Manicone riferisce che era chiamato 'lago di San Giovanni Rotondo'. Era di forma ovale, lungo 1 miglio, con una circonferenza di 3 miglia e una profondità di 7 palmi.
Ora, in seguito ad una bonifica effettuata agli inizi del 1900, è ridotto a un piccolo stagno.
Tipiche sono anche le lame, di solito presenti nel fondo delle valli dove nel tempo si è accumulata argilla rendendole impenetrabili da parte dell’acqua.
Questa affiora dal terreno sotto forma di falde freatiche creando pozze o risorgive, utilizzate in estate dagli animali selvatici e da sempre dagli uomini per abbeverare il bestiame e per dar luogo, molto tempo fa, ai primi nuclei abitativi residenziali.
Ne è testimone il nome stesso della città di San Marco in Lamis, che vuol dire appunto “tra le lame”, e quella della badìa di San Giovanni in Lamis, attualmente Convento di S. Matteo, nel cui territorio essa è nata e di cui faceva parte anche l’attuale città di San Giovanni Rotondo.
Il carsismo e l’opera dell’uomo
Il carbonato di Calcio, infatti, col calore, si trasforma in calce viva ed anidride carbonica secondo la seguente reazione: CaCO3 + calore à CO2 + CaO.
Pietra, dunque, e malta di calce sono alla base delle costruzioni del Gargano come è possibile osservare negli edifici antichi partendo proprio dal convento di San Matteo.
Lastre dallo spessore di 5 cm o poco più erano utilizzate per ricoprire tetti; quelle con spessore maggiore erano impiegate per erigere muri.
Pietre di scarto, con qualcuna di pregio in punti particolari, erano invece utilizzate per la recinzione e il sostegno dei terreni mediante muri a secco, detti macère.
La stessa tecnica costruttiva è stata poi impiegata per i ricoveri di pecore e capre (designati a San Marco col vocabolo jacce, e nei paesi vicini, con termini poco differenti) e quelli per i bovini, detti mantre, con spessore dei muri ed altezze superiori.
Ne sono state influenzate anche le modalità di costruzione dei terrazzi (lìmmete), realizzati soprattutto nelle vicinanze dei centri urbani in zone scoscese per trattenere il terreno agrario sul quale erano praticate le colture.
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Pagghiàre
Infine, le rocce calcariche hanno avuto influenza su un tipo particolare di costruzioni rurali, i pagghiàre, presenti a migliaia nelle zone che un tempo dipendevano dall’abbazia di San Giovanni in Lamis, cioè nel Gargano occidentale, ma anche nel Gargano orientale.
Essi hanno pareti spesse oltre 1 metro, hanno pianta circolare dal diametro interno di circa 3 metri, copertura a volta e strato esterno di terra inerbita, pavimento in terra battuta.
Sono privi di cisterna e di camino e quasi sempre altrettanto privi di mensole e ripostigli. Non presentano porte e l’unica entrata è chiusa alla buona per mezzo di una fascina di frasche.
Hanno il significato di rifugio stagionale (in inverno era impossibile abitarvi), momentaneo, forse giornaliero.
Hanno significato di rifugio agricolo, di deposito di attrezzi e mai di rifugio per pastori perché in genere non vi sono recinti per animali; al contrario, in molti casi, presentano un’aia dove dovevano svolgersi attività di carattere agricolo.
Dr. Agr. Alessandro Augello