Punto di partenza è il convento-santuario di S. Matteo, splendido monumento di interesse nazionale posto lungo la Via Francesca. Si prosegue imboccando una viuzza e si raggiunge, dopo poche centinaia di metri, l'imbocco del Canale della Fajarama: i resti di alcune grotte naturali riattate, la presenza della Pinciara, un tempo nota per le 'medievali fornaci' produttrici di pince (coppi) e, nelle immediate vicinanze, dei ruderi di S. Nicola, uno dei tanti luoghi di culto posti lungo la Via sacra dei Longobardi, sono i primi sicuri indizi di una secolare presenza umana.
Un arco calcareo svela la natura geologica del luogo e immette al sentiero vero e proprio.
Si attraversa un nucleo di pioppi tremoli sui cui tronchi sono ben visibili i caratteristici fori provocati dai picchi, quindi si rinvengono prima limitati, poi, sempre più numerosi, i faggi. Motivi orografici e microclimatici hanno determinato condizioni di grande favore per questa specie.
Si arriva, quindi, nei pressi di una radura e qui la sosta è d'obbligo. Si rinvengono i segni tangibili di una cultura contadina che fino a pochi decenni fa animava la vita del bosco, quali i siti deputati alla produzione di ghiaccio: le nevaie.
La cronaca ricorda come S. Marco in Lamis fosse nel passato 'sede di una delle più note e accreditate nevaie della provincia'.
Lasciati alle spalle questi frammenti di storia, il sentiero si inerpica dolcemente seguendo il tracciato di una vecchia mulattiera, all'ombra, sempre salutare nel periodo estivo, delle chiome dei faggi, per poi uscire all'aperto e giungere infine nei pressi della Piscina di Treppetto, uno dei tanti punti di abbeveraggio per animali diffusi nella Difesa S. Matteo o Sylva major e che la poco attenta toponomastica moderna ci ha consegnato con il nome di Treppiedi.
Dott. Mariano Starace
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