Lu scopachiazze
Il netturbino ora è riconosciuto regolarmente e viene assunto secondo le leggi vigenti in campo sindacale e di collocamento. Qualunque sia l'impresa da cui dipende, privata o municipalizzata, è organizzato e garantito sotto tutti i punti di vista.
Ma prima com'era?
Lu scopachiazza era oggetto di pregiudizi: sembrava quasi aver perso la sua dignità. Si identificava il suo mestiere con la sua personalità. Ad esempio, lo si considerava poco pulito perché aveva a che fare con la sporcizia e, di conseguenza, indossava magari vestiti non proprio lindi e a pennello o perché si portava a casa la scopa (la scopa frusciale, fatta con il pungitopo) sporca (a dir la verità, acqua e fontane scarseggiavano).
Iniziava a lavorare la mattina di buon'ora. Il primo ad essere pulito era il Corso Umberto I, l'attuale corso Matteotti, perché su questa strada, la principale del paese, abitavano, in grandi palazzi, i "galantuomini", vale a dire professionisti e proprietari terrieri, che sempre sullo stesso corso tenevano anche il loro circolo, quello "dei signori" appunto.
Ma, prima ancora, partivano li vuttajule, cioè i conducenti di muli che tiravano le botti di ferro montate su carretti spogli. Ognuno di loro aveva una zona assegnata nella quale raccoglievano i rifiuti organici, diciamo così, delle diverse famiglie. Lu vuttajole si fermava in un dato punto e suonava una tromba dal suono particolare e noto alle donne, le quali si alzavano dal letto, prendevano il "vaso" di terracotta o di legno e lo andavano a rumeccà (svuotare) nella botte. Sciacquavano, poi, con un poco d'acqua che si portavano appresso, il "vaso" e se ne tornavano a letto.
A quell'ora, prima dell'alba, girare per le vie del paese richiedeva uno stomaco di ferro perché la puzza era tanta e l'aria irrespirabile (queste avventure capitavano molto spesso ai lavoraton che partivano, a quell'ora, per la campagna). Li vuttajule, però, non facevano una piega nell'assistere a tutte quelle operazioni mattutine. Anzi, il più delle volte, era possibile notare che, mentre le donne scaricavano i loro vasi nella botte, tra schizzi di liquami per la fretta di chi voleva sbrigarsi per prima, li vuttajule facevano tranquillamente colazione.
Si facevano almeno due giri al mattino, mentre durante il giorno si provvedeva a raccogliere acqua sporca, compresa quella del bucato, che veniva scaricata nel "canalone" a Porta San Severo, allu scareca li vutte.
Questi lavoratori, come potevano, cercavano di tenere il paese pulito, anche se questa funzione non sempre gli veniva riconosciuta, sia perché poco pagati, sia perché poco garantiti: quando si ammalavano, magari per il contatto continuo con materiale poco igienico, non avevano alcuna forma di assistenza e previdenza.
Qualche altro appunto su usanze paesane. Ogni tanto giovanotti in vena di scherzare si appropriavano della "trombetta" e, fuori orario, magari di notte, la usavano per far "andare fuori" le donne che poi non trovavano il carretto: è facile immaginare quali e quante imprecazioni venissero fuori in tali occasioni.
Quando nevicava, e li votte non potevano girare regolarmente, rifiuti di ogni genere venivano riversati nella neve, per cui, quando questa si scioglieva, si può ben immaginare che cosa apparisse: allu squagghià della neve ce vedene li ...
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |