Con questo numero Granum Sinapis presenta il devoto omaggio dei giovani Chierici francescani di Puglia alla memoria del P. Lorenzo De Martinis.
Come trascurarne il grato ricordo?
La sua vita fu pratica attuazione dell'ora et labora ed anche Granum Sinapis sentì il beneficio di questa sua indefessa attività, perché col suo vivo interesse ed entusiasmo spronava noi giovani a dare ad esso le migliori energie.
Più che un dovere, perciò, è un bisogno dell’animo se si sente forte la necessità di parlar di Lui, per quel tributo di gratitudine che si deve a chi del bene ha fatto la sua norma e questo bene ha diffuso con generosità e virtù.
Ricordiamo il P. Lorenzo, artefice della nostra educazione intellettuale e spirituale, come può ricordarsi una fonte viva che ha dissetato giovani intelligenze, assetate di sapienza e d’amore.
Ben poca cosa questa espressione filiale, per l’opera grande ch'Egli attuò in mezzo a noi; ma, omaggio più bello sarà a Lui dato dall’”Altissimo Signore”.
La Redazione
Il P. Lorenzo De Martinis era nato il 21 febbraio del 1911. Carattere mite, riflessivo, di una serietà ch’era bontà e comprensione insieme, riusciva facilmente a guadagnarsi la simpatia di quanti lo avvicinavano.
Vestiva l’abito serafico nel nostro convento di Biccari nel novembre del 1927 e l’anno seguente emetteva i voti temporanei.
Compiva successivamente gli studi letterari e filosofici nei conventi di S. Matteo in S. Marco in Lamis e di S. Maria delle Grazie in Manfredonia, dove ebbe ad innammorarsi di quella cultura letteraria e scientifica che tanto doveva appassionarlo negli anni del suo insegnamento.
A Manfredonia nel febbraio del 1952 emetteva i voti solenni.
Più tardi, nel nostro convento di S. Maria dei Martiri in Molfetta si applicava con coscienza ed amore allo studio teologico che doveva completare la sua formazione religiosa con la formazione della coscienza sacerdotale.
Ordinato il 25 luglio del 1936, nell’anno seguente l’ubbidienza gli affidava l'insegnamento delle lettere greche nel nostro Liceo.
A Biccari prima e a S. Matteo dopo scrupolosamente espletò il suo ufficio, umilmente di esso fece il suo apostolato, gioiosamente e francescanamente di esso serbò per sé le spine e diede il fiore ai giovani che l’ascoltavano.
E questo per ben sette anni, ogni giorno, sempre più sollecito ed ilare, sino al 24 marzo scorso. Sorella morte lo coglieva nel pomeriggio del 5 aprile, mentre ritornava al suo convento.
Sorella morte giungeva in silenzio e con un tratto brusco troncava i suoi anni, senza dargli il tempo di emettere un lamento.
Così, silenziosamente come aveva vissuto ed operato, P. Lorenzo era chiamato davanti a Dio, dove si presentava con la serenità negli occhi, con il breviario tra le mani e con la preghiera sul labbro.
Fr. Umberto Ingrosso
A Padre Lorenzo
Nel pieno vigore del suoi trent’anni, nella giovanile illusione di vivere ancora, non udì il canto gelido della Parca, che lo chiamava 'dalle vitali aure del giorno', ai celesti cori. Non udì..... fu un momento solo.......
La tragica morte, che il giorno 5 aprile spegneva gli occhi di vivida luce, in cui sorrideva una gioia lieta e serena, in cui si rifletteva un'anima buona e ingenua….. questa tragica morte ci impressionò fortemente e ci addolorò.
Le persone che vivono nei frastuoni del mondo, che ammirammo e acclamammo, giacenti nella mota della gloria, quando scompaiono suscitano una sorpresa, un ultimo clamore.....e poi un velo di dimenticanza li avvolge per sempre. Ma quando scompaiono anime che conoscemmo ed amammo, nascoste ed umili ma fornite di qualità e di virtù che toccarono il nostro cuore, la morte non spezza questa intimità, non affievolisce il nostro amore e la nostra ammirazione amichevole, ma rafforza i vincoli dell’amicizia e suscita in noi un dolore di affettuoso rimpianto.
Così la morte di P. Lorenzo ha risvegliato in noi quei sentimenti delicati di ammirazione e di affetto, che maturati durante gli anni della scuola, sono sbocciati ora in una manifestazione improvvisa e spontanea.
Benché ora sia muta per lui l’armonia del giorno, pure se può destare in noi il ricordo e il rimpianto, ei vive anche sotterra per quella celeste corrispondenza di amorosi sensi che, avvalorati dal pensiero cristiano d’una vita più bella ci fa vivere con l'amico estinto e lo estinto con noi.
Ed egli vive nel nostro ricordo devoto.
Studioso serio e intelligente, mite, modesto, buono, il suo gracile petto racchiudeva un'anima grande; la sua mente superiore, riflessiva, profonda e versatile era aperta alle più alte e serene idealità; la sua fervida fantasia animava le cose, proiettando intorno i riflessi del suo spirito. La sua squisita sensibilità lo aiutò a gustare con finissimo intuito la poesia e l’arte, per cui amava dissetarsi alle produzioni dei grandi, davanti a cui rimaneva estatico. Innammorato dell’arte greca, si commoveva al pianto di Saffo e alla tragedia di Sofocle; sognava con i racconti di Omero e si smarriva nelle visioni mitiche di Pindaro: per lui la poesia era sacra funzione religiosa, intermediaria fra la divinità e l’umanità. E questo senso delicato di sentire cercò sempre di inculcare in noi che l'udimmo e l’ammirammo: in ogni cosa scorgeva il lato bello e scopriva il senso intimo e geniale: in ogni espressione vedeva un ammaestramento a educare l’animo alle celesti cose; ogni sospiro, ogni palpito era per lui un anelito di vita.
La sua cultura era varia e a tutte le domande che noi gli rivolgevamo, egli sempre aveva una risposta giusta ed appropriata, qualche volta profonda, spesso geniale, sempre gentile e soddisfacente.
La sua vita poi, così intimamente religiosa e convinta, ce lo rendeva più caro. Nella sua anima veramente francescana, cantava incessantemente una placida polla di semplicità serafica. Amava molto il Serafico Padre e cercava di imitarne gli esempi e di avvicinarsi sempre più alla sua anima così innammorata di Cristo e delle creature.
Qualche volta noi lo vedemmo contemplare la bellezza di un fiore o d’una farfalla variopinta, gustare rapito il canto flebile di un usignolo, ammirare e cercare il divino silenzio di un bosco per sentirsi più vicino a Dio e meditare la immensa sua grandezza.
Per tutte queste virtù che proiettavano su di noi la loro mistica luce e che silenziosamente agivano sulle nostre sulle nostre anime giovanili in un incitamento a sempre salire, noi amammo P. Lorenzo. L’amammo sinceramente e con tutto il cuore, l’amammo come un fratello e un padre; l’amammo come un amico buono e affettuoso. Perciò il suo ricordo non si cancellerà, l’amore non diminuirà e il rimpianto sarà forte e duraturo come il dolore. Perche là dove germoglia rigogliosa la virtù , ivi sbocciano copiosi i fiori della stima perenne e del perenne rimpianto. Chi da questa vita passa con abbondanti manipoli di messe cristiana, non muore, ma entra nella vera vita, dove Cristo è premio alle anime.
Sì, noi ti ameremo ancora, o Padre Lorenzo, e sempre ti ricorderemo. Sempre con noi fosti buono e gentile e noi sempre ti circondammo della nostra riconoscente simpatia. Una sciagura ha ora spezzato la tua vita di quaggiù, ma ti ha donato, crediamo, il sorriso di una vita celeste.
'Ora di fiori nell’avello, adorno
Oh! tu riposi e attendi il dì immortale'
fr. Domenico Mitacchione
A Padre Lorenzo De Martinis
Su la tua tomba, ove giammai l’oblio
Stenda sua ala il tempo, ed un cipresso
Consoli d'ombre verso il pianto mio,
Padre Lorenzo, nell’estremo amplesso.E se di fior corone a me concesso
Fia intrecciar sul tuo sepolcro, pio
Bacio la terra e ti dirò sommesso
Tutto il mio strazio confidato in Dio!...Oh! non ricordi?... il luminoso giorno
Ti sorridea e già l’ora fatale
T’incalzava... più non farai rientroDopo quel triste sogno vesperale!....
Ora di fiori nell'avello adorno
Oh! tu riposi e attendi il dì immortale.
f. Celestino Ciavarella
Ricordando....
Noi ripensiamo quanto egli era buono: come frate minore, nella fedeltà costante alla Regola e al suo spirito; come sacerdote, nella cura silenziosa, nascosta, assidua per le anime; come confratello e fratello dei grandi e dei piccoli (specie di questi) a cui si avvicinava con volto sorridente e con affetto comprensivo, sollecito, operoso.
Religioso e modesto nel portamento, umile e serenamente lieto nella conversazione, congiungeva alla religiosità del tratto quel senso di gentilezza e di cortesia che gli era proprio; amante della cella si ritirava in essa e passava lunghe ore tra i suoi libri corredandosi di una dottrina sacra e profana, senza però in sé 'estinguere lo spirito della santa orazione e devozione', anzi permeandosi di spirito e pietà veramente francescana che ne facevano un modello di vero e sentito frate minore.
Spesso lo si vedeva sul loggiato interno del convento recitare tranquillamente il Breviario e alzare di tanto in tanto lo sguardo verso la croce di ferro che torreggia In cima al monte Celano. Forse allora ricordava le parole del Divino Maestro: Chi vuol essere mio discepolo prenda la sua croce e mi segua e nello stesso tempo doveva pensare all'ideale della vita francescana che s’impernia nel trinomio della abnegazione, dell’amore e del sacrificio.
E sacrificio abbracciato con amore era la sua vita. Sotto il sole e sotto il freddo lo vedevamo, in determinati giorni della settimana, scendere a piedi in paese, o per spezzare ai giovani del Liceo locale il pane della scienza, o per fasciare, con cura amorosa, le piaghe prodotte dal peccato e ridare alle anime l'integrità e lo splendore della grazia. Ritornava stanco alla sua cella, ma sempre sorridente. Mai un lamento usciva dalle sue labbra. Lo sguardo della croce rendeva dolce ogni sua fatica.
Sorella Morte l'ha strappato al nostro affetto.
Il divin Padrone l’ha onorato chiamandolo mentre salmeggiava. L’ha toccato sulle spalle e gli ha detto: - orsù, servo buono e fedele, vieni a ricevere la corona, essa è compita.
E P. Lorenzo è andato a ricevere il premio delle sue fatiche. E’ andato frettolosamente davanti al trono dell’Agnello senza macchia per continuare il suo salmeggiare in compagnia dei Cherubini e dei Serafini...
Padre Lorenzo tu ci hai lasciati. Ricordi... con volto lieto e tranquillo ti salutammo mentre ci impartivi l'ultima lezione. Tu partivi per Volturino il 24 marzo scorso e noi non pensavamo che era quella l'ultima volta in cui ci era dato ripeterti il nostro grazie per tutto quello che ci andavi prodigando. Il tuo sorriso e la tua paterna parola non torneranno più a risplendere e vibrare sul tuo volto impallidito e sulle tue labbra contratte dalla morte; questi cuori che ti amavano non troveranno più in te il Padre buono e amabile, il Padre intelligente ed esperto.
Non vedesti sorgere che trentaquattro primavere e, qual fiore che si schiude al primo alito della vita, venisti svelto da questa terra.
Reciso innanzi sera, tu hai aperto nel nostro cuore una profonda ferita che il tempo non varrà a mitigare. Tu eri il nostro Padre che con cura sollecita dirigevi le nostre coscienze. Tu eri un lettore che trasfondevi nelle nostre intelligenze il tesoro inestimabile della scienza. Con il cuore lacerato dal dolore siamo venuti ad inginocchiarci davanti alla tua salma straziata ed abbiamo pregato per la tua anima benedetta.
Addio P. Lorenzo! Ma col sole che scompare non tramonterà la nostra riconoscenza. Qualche cosa di te sopravvivrà in noi. Il tuo nome pronunciato finora per denotare il Padre amorevole, ci ricorderà d’ora in poi, un protettore di più nel regno dei Giusti.
Ora riposa dal lavoro e vivi eternamente nella gloria, nell’esultanza, nella pace di Cristo.
Fr. Vincenzo M. Gallo
Appena si venne a conoscere la luttuosa notizia del tragico decesso del P. Lorenzo De Martinis, il popolo di Manfredonia si riversò in folla alla Chiesa di S. Maria delle Grazie per pregare e piangere sul cadavere del buon figlio di S. Francesco.
Alle 17,30 del 6 aprile il M.R.P. Anselmo Laganaro, Custode Provinciale e Prefetto degli Studi, presenti S. Ecc. Rev.ma Mons. Andrea Cesarano, Arcivescovo di Manfredonia, il Rev.mo Capitolo Metropolitano, le Autorità civili e numerosissimo popolo, legge l'elogio funebre. Indi il R. P. Tarcisio Castriotta, Guardiano di S. Matteo, dà l’Assoluzione al tumulo, mentre la Schola Cantorum del nostro Studio Filosofico eseguisce, con accompagnamento d'archi il Libera'del Bottigliero.
Sei Chierici depongono la bara nel carro. Il corteo funebre percorre le strade principali della città tra due ali di popolo commosso. La campana del convento emette i suoi lugubri accenti e sembra ripetere: Laudato sii mi Signore per sora nostra morte corporale. Precedono gli Alunni del Ginnasio S. Cuore, gli Orfanelli della Colonia marittima permanente accompagnati dalle Suore di Carità, i novizi, i Terziari e i Chierici francescani, il Seminario Arcivescovile, il Rev.mo Capitolo. Ai lati del feretro hanno preso posto i RR.PP. Teofilo Trotta, Costantino Nacci, Beniamino Tempesta e Bonaventura Albano. Seguono alcuni familiari del Defunto giunti durante la lettura dell’elogio, il M. R. P. Custode coi RR.PP. Guardiani di Foggia, S. Matteo e Manfredonia, il Sindaco locale e altre Autorità civili, l'A.C.femminile, le Terziarie francescane con numerose Araldine.
Al Cimitero si arriva verso l’ora del crepuscolo. Dopo l'Assoluzione impartita dal Vic. Gen. dell’Arcidiocesi, sei Chierici depongono la bara nella Cappella del T.C. Ivi, I’indomani, in suffragio del caro Estinto, si celebra una messa in Terzo.
La Schola Cantorum del nostro Studio di Filosofia eseguisce con accompagnamento di Filarmonica la Missa De Requiem del P. Pierbattista da Falconara, O.F.M
In die septimo - 12 aprile 1945
Biccari - Casa di Teologia - nello Studentato Teologico di S. Antonio, dove vivo è il ricordo del P. Lorenzo, sono stati celebrati in Die septimo solenni funerali in suffragio della di Lui anima benedetta. La cittadinanza bicccarese, tra la quale egli è vissuto per oltre cinque anni, profondendo i tesori del suo cuore di Sacerdote laborioso e pio, si è fatto un dovere di partecipare ai funerali svolti tra l’unanime commove[n]te pietà di tutti i presenti. La sua giovane esistenza spezzata da immatura morte per tutti ha avuto una parola intima di preghiera mormorata a calde lagrime che implora dal Signore, Dio della Misericordia, il riposo eterno e la pace dei giusti. In tutto il popolo che serba di Lui grato ricordo, specie nei Chierici teologi, suoi ex discepoli, egli lascia larga eredità di bene ed un rimpianto Infinito.
Dalla Schola Cantorum è stata eseguita la Missa V De Requiem del Maestro Haller.
S. Matteo - Casa di Filosofia - Sono state celebrate Messe piane e una messa solenne per il P. Lorenzo De Martinis, già membro della nostra Comunità. Sono intervenuti fedeli della vicina S. Marco e un folto gruppo di Terziarie. La schola Cantorum ha eseguito la messa del P. Pierbattista da Falconara. Prima del Libera il R.P. Guardiano locale ha rivolto poche parole al popolo, mettendo in evidenza le belle doti di mente e di cuore dell’Estinto.
In Die Trigesimo
S. Matteo - 5 maggio 1945 - Con l'intervento di numeroso popolo, del T. C. F. al completo, dell'A.C. sia del gruppo maschile che femminile, dell’intera sezione del Liceo regio nonché di Autorità civili e religiose, in questa nostra Chiesa, parata in gramaglle, si sono tenuti solenni funeali in suffragio del P. Lorenzo De Martinis, Lettore di Filologia classica e Confessore dei Chierici. Ha funzionato il R.P.Tarcisio Castriotta, Guardiano locale. Numerose sono state le S.Comunioni di suffragio. I Venerandi Chierici hanno cantato la Messa del Perosi a 3 v. p.
Il P. Leonardo Jannacci, Lettore Generale di Lettere, nel discorso commemorativo, ha fatto risaltare l’attività religiosa e scientifica svolta, con umiltà e passione, dallo scomparso.