Testo digitalizzato dallo scrivente dall'opera 'Le Vie e le memoria dei padri' di p. Mario Villani e Giuseppe Soccio, finanziata dalla Amministazione Provinciale di Foggia nel 1999. Il testo è stato arricchito da foto di mia proprietà e/o nella mia disponibilità, in grande parte inedite.
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La sua fondazione sulle pendici del Monte Celano fu dovuta all'esigenza di accudire i pellegrini che dalla fine del sec. V incessantemente salivano al Gargano diretti alla Grotta dell'Arcangelo Michele a Monte Sant'Angelo. Fino a qualche decennio fa, infatti, i pellegrini che venivano a piedi provenienti dal Molise e dalle altre regioni settentrionali del versante adriatico usavano fermarsi a San Matteo per trascorrervi la notte o, almeno, per fare una breve tappa spirituale.
Il santuario nacque, quindi, come ospizio dei pellegrini, e come tale ha sostanzialmente continuato la sua funzione attraverso i secoli fino ai giorni nostri.
I Benedettini in seguito alla grave crisi in cui si dibattevano nel sec. XIV, ma anche a motivo della politica dei papi avignonesi e degli Angioini di Napoli, nel 1311 furono sostituiti dai Cistercensi. L'abbazia fu dichiarata casa filiale del monastero cistercense di Casanova sito nei pressi di Penne in provincia di Pescara.
Nel 1327 l'amministrazione del monastero fu affidata a un Abate Commendatario. La serie degli Abati Commendatari terminò solo nel 1782 quando il benefizio abbaziale fu dichiarato di Regio Patronato. Nel 1578 ci fu un ulteriore cambio di guardia.
Il monastero fu affidato ai Frati Minori Osservanti della Provincia di S. Angelo in Puglia. L'affidamento ai Frati Minori avvenne sulla scia della vigorosa ripresa religiosa sviluppatasi per merito di una nuova generazione di pellegrini che venivano ad aggiungersi a quelli che, dalla più remota antichità, continuavano a fluire lungo la 'Via Sacra Langobardorum' diretti alla Grotta dell'Arcangelo. Da alcuni decenni la chiesa di San Giovanni in Lamis ospitava una preziosa reliquia, un dente molare, che la tradizione diceva appartenesse all'Apostolo ed Evangelista San Matteo. Questa reliquia aveva suscitato in tutta la Capitanata uno straordinario interesse: il santo Apostolo ed Evangelista veniva invocato specialmente in occasione di malatie provocate da animali domestici; l'olio della lampada che ardeva nel suo sacello era ritenuto miracoloso e veniva applicato con fede in occasione di morsi di cani rabbiosi.Anche il nome dell'antico monastero fu, dalla devozione popolare, cambiato da monastero di San Giovanni in Lamis in convento di San Matteo.
In questi ultimi decenni i Frati, insieme, all'accoglienza dei pellegrini, hanno sviluppato anche un'intensa attività culturale con l'apertura di una grande Biblioteca, di un museo, iniziative di ricerca e di divulgazione, pubblicazioni, concerti. Il santuario di San Matteo, agli interessi religiosi e culturali, unisce anche un rilevante aspetto naturalistico che lo rende una delle mete più complete e frequentate del Gargano.
Natura, storia, cultura e spiritualità sono le componenti essenziali di questo luogo che i secoli ci hanno consegnato con tutto il suo tormento, ma anche con tutta la sua forza propositiva. Costruito sulla strada, il santuario di San Matteo, più degli altri santuari della Capitanata, esprime la presenza rassicurante e provvida del Signore che dispensa con amore ai suoi figli, viandanti della vita, il pane del cammino, la parola che dà vita e la luce che rischiara i passi.
P. Mario Villani