"Dignità": un bene oggi rarissimo nel nostro paese.
Le prossime elezioni di primavera saranno decisive; con questo libretto spero di dare un piccolo contributo al loro buon esito. Molti pensano che siano in gioco solo le leggi-vergogna di Berlusconi. No, oggi è in gioco assai di più: la nostra Costituzione, la nostra Unità, che è la premessa per diventare un paese civile.
È in gioco la nostra dignità.
Ogni ipotesi esplicativa ha carattere storico. Le stesse riflessioni "morali" vanno inquadrate storicamente, anche se poi assumono aspetti autonomi come accade con Smith e con Leopardi, le cui analisi ruotano intorno all’autostima.
Se chiedi a una qualsiasi persona se abbia stima di se stesso ti guarderà con sorpresa: è ovvio di sì. E invece così non è: certo, molti tentano di far credere agli altri di essere pienamente stimabili, ma nel loro intimo sanno che non lo sono. Alcune persone di buona cultura alla fine di lunghe conversazioni mi hanno detto: "Ma insomma che pretendi, siamo italiani!". La realtà è che molti si autodisprezzano, come sostengono Smith da un lato e Leopardi dall’altro. L’autodisprezzo, quando è diffuso, rende impossibile l’amor di patria.
L’analisi di Smith parte dalla "simpatia", quella di Leopardi dalla "stretta coesione" che permette la nascita di una società che non sia un mero agglomerato di gruppi di persone. Se una società vera e propria non c’è, l’autostima fra i suoi membri e l’amor patrio sono carenti. In tempi a noi più vicini si può ricordare l’invettiva di Piero Calamandrei, che riferendosi all’Italia parla di "putrefazione morale".
Oggi corrono un rischio gravissimo le principali conquiste del nostro paese: l’Unità d’Italia e la Costituzione.
Com’è stata fracassata - per ora - l’Unità d’Italia, creata dal Risorgimento, da fior d’intellettuali e da schiere di soldati, molti dei quali sacrificarono per questo scopo la propria vita?
Sono egualmente ignoranti? O se ne infischiano?
Così, in principio erano un gruppetto di amici: Bossi, pur senza avere né arte né parte, divenne il capo perché era il più furbo; Calderoli, l’odontoiatra; Castelli, l’ingegnere particolarmente esperto di diritto e di giustizia. Comunque questo gruppetto, da integrare, credo, con uno stewart dell’Alitalia e qualche altro, con un seguito che in tutto si aggira al di sotto del 5%, ha dato colpi di piccone all’Unità d’Italia, perché questo serviva al Cavaliere. È una percentuale penosamente bassa; ma forse bisogna contare anche quei parlamentari arruolati e entrati in Forza Italia, secondo le dichiarazioni di Bossi (4); ciò nonostante la quota è pur sempre bassissima, mentre i "Padani" sono milioni. Il guaio è che la Lega serviva per far approvare le norme che ribaltano il ruolo del presidente della Repubblica.
Anche la Costituzione, il frutto della Resistenza - soprattutto del nucleo culturalmente e politicamente valido della Resistenza - è stata presa a colpi di piccone, per rimediare ai danni di una giustizia così faziosa che per poco non metteva in carcere un terzetto che sta ai vertici dello Stato e che merita, qualsiasi cosa abbia fatto, impunità e ammirazione, altro che galera! Berlusconi si è speso dunque fino allo spasimo e ha sfruttato al meglio lo spirito servile di moltissimi suoi "alleati" per salvare se stesso, Previti e Dell’Utri. E che dicono Pera, Casini, Follini, Buttiglione?
E che debbono dire? Che diavolo mai pretendiamo da loro? Dicono che le innovazioni nei processi servivano a ridurre i tempi, patologicamente lunghi, dei processi. È vero esattamente il contrario.
Ma tanto gli italiani sono creduloni. O fingono di esserlo perché tengono famiglia. E la dignità? La domanda va rivolta a Pera, Casini, Follini, Buttiglione.
Diciamo che tutti coloro che più hanno contribuito allo scempio in atto, compreso l’inventore del cavillo con cui è stata aggirata la norma sull’ineleggibilità dei titolari di importanti concessioni d’interesse pubblico, meritano a pieno titolo la maledizione dei figli, quando questi capiranno, secondo le pacate ma durissime dichiarazioni rilasciate da un gruppo di "moderati". (6)
Un esempio di questo fenomeno è evidente nell’epoca definita feudale e negli ideali cavallereschi. Ma, quando il sistema feudale entra in crisi, come sistema di valori e non solo come forma organizzativa sociale fondata sulla capacità di difesa e di attacco militare, perde rapidamente prestigio. Con il suo Don Chisciotte Cervantes ne fa l’elogio funebre in forma satirica.
Un processo non diverso si è svolto e si sta svolgendo col capitalismo, da principio sostenuto e appoggiato da filosofi come Adamo Smith, che vedevano in questo sistema l’unico modo per vincere la miseria, il degrado umano e i conseguenti ostacoli allo sviluppo civile. Superati i tempi eroici e, al tempo stesso, spietati dei primi decenni, il capitalismo si è "democratizzato", di norma nel senso peggiore. Non è vero, come sosteneva Marx, che crescono i proletari fino a diventare "la stragrande maggioranza della popolazione"; crescono invece a dismisura, fino a diventare essi la stragrande maggioranza della popolazione, i piccolo-borghesi, soprattutto quelli della piccola borghesia impiegatizia.
Fra i piccolo-borghesi l’obiettivo dominante è quello di far soldi con qualsiasi mezzo e a qualsiasi costo morale: quasi un articolo di fede. Acquisire tutto il possibile è diventato l’imperativo categorico: agi, prestigio sociale, conquiste sessuali. Tutto questo alla fine ha condotto e conduce al peggiore dei fallimenti, che è il nulla. Ciò nonostante l’imperativo resiste.
L’aspirazione dominante dei giovani è quella di un lavoro ben remunerato, anche se noioso e ripetitivo: coi soldi che fai, finito il lavoro, puoi "divertirti" come credi, ossia secondo i gusti piccolo-borghesi.
Sono emblematici gli spettacoli alla televisione. L’idea di cercare attività gradevoli e non "alienanti" non sfiora neppure la maggior parte dei giovani; eppure queste attività già ci sono - la mia di docente, per esempio, è da includere in tali attività, nonostante le spine e le pene. Si tratta solo di moltiplicare quelle attività gradevoli e oggi, con le nuove tecnologie e le nuove forme organizzative, non è più un’utopia. Lo stesso capitalismo, senza etica, va alla malora. E se gli Stati Uniti di Bush e l’Inghilterra di Blair - nonostante siano guidate da personaggi discutibili o, alludo a Blair, da deboli opportunisti - si salveranno, com’io credo, ciò si deve alla presenza diffusa di quelli che io chiamo gli "anticorpi", rappresentati da uomini allevati secondo antiche tradizioni: giornalisti coraggiosi, giudici rispettati perfino dai politici manigoldi, politici con dignità. Ci sono anche particolari strati di classi medie che rispondono a tali requisiti.
In Italia troviamo gli anticorpi, ma sono pochi e rappresentano una sparuta minoranza. Per noi salvarci non è impossibile, ma è molto più difficile.
Paolo Sylos Labini