La devastazione della Costituzione: la devolution (05)
Partecipano attivamente uomini e donne di sinistra e di destra: mi riferisco a una destra genuina, non a quella di Berlusconi, che non è destra. In breve, non è affatto esagerato affermare che, sul piano civile, stanno emergendo le premesse di un nuovo Comitato di liberazione nazionale. Quello degli anni Quaranta includeva tanti gruppi politici, dai monarchici ai comunisti; oggi le ideologie sono assai diverse ma la sostanza è la stessa, giacché si sta diffondendo la convinzione che, come paese, siamo entrati in uno stato preagonico. Possiamo ancora salvarci ma è sempre più difficile e il tempo stringe in modo implacabile.
Io sono intervenuto in due di questi dibattiti, il primo organizzato a Palazzo Vecchio a Firenze il 1 ottobre 2004 dalla Fondazione Pertini, sul tema "Libertà e democrazia", il secondo promosso dall’Associazione Libertà e Giustizia a Roma il 3 ottobre al Teatro di Tor di Quinto, sul tema "Salviamo la Costituzione": l’allarme del titolo è pienamente giustificato.
In entrambi i dibattiti erano numerose le personalità del nuovo Cln; in entrambi è intervenuto l’instancabile ex presidente Oscar Luigi Scalfaro, che ha due anni più di me (ne ha 86!). In entrambi i dibattiti ho riecheggiato l’urlo di Munch. Ecco alcuni degli argomenti che ho svolto.
Com’è venuta a Berlusconi l’idea di riformare l’intero sistema di governo previsto dalla nostra Costituzione?
Per questo molte persone serie pensano che probabilmente, come estrema soluzione, resti il referendum 06, il cui esito però non è sicuro. Ma allora è sempre valido il terribile giudizio di Calamandrei? Se così fosse non ci sarebbero speranze. Ma Calamandrei scriveva subito dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale. Poi c’è stata la Resistenza. C’è stato - per brevità parlo per simboli - il massacro della famiglia Cervi.
Dopo la guerra si è svolto quello straordinario processo civile che ha visto collaborare tutte le forze politiche, di destra e di sinistra, che avevano dato vita alla Resistenza, un processo in cui ha operato come protagonista lo stesso Calamandrei e che ha generato la nostra "bella Costituzione", oggi in pericolo di morte.
In seguito hanno ripreso poco a poco il sopravvento i vecchi vizi. Io credo però che le tragiche esperienze del fascismo, della guerra e della Resistenza abbiano lasciato, in molti, segni indelebili sotto la superficie: questo spiega perché nel dopoguerra ha avuto luogo un sia pur lento e tormentato progresso civile, oggi brutalmente interrotto. L’eredità che proviene da quelle esperienze ci consente di sperare nonostante tutto, e sperare significa operare.
Se riflettiamo sui motivi dell’interruzione del progresso civile e poi dell’ascesa e della permanenza al potere di Berlusconi, dobbiamo riconoscere che le responsabilità dell’opposizione sono grandi.
Di recente alcuni leader dell’opposizione in varie circostanze hanno riconosciuto di aver fatto gravi errori.
Ma per convincere tutti che intendono veramente cambiare strategia, alle parole debbono far seguire i fatti: smettendo di litigare e abbandonando la difesa a oltranza delle loro meschine posizioni di potere personale, una difesa che porta all’esclusione dei "non addetti ai lavori". La politica non deve essere monopolistica, ché allora è dittatura: è democratica solo se è aperta a tutti. Le formule sono diverse: una è quella del grande Ulivo, un’altra è la Federazione. I nomi contano poco. Se l’opposizione non fa sul serio, la conclusione, bisogna ribadirlo, è una nausea e quindi un astensionismo dilaganti, col conseguente trionfo del berlusconismo, ossia dell’Italia descritta con angoscia da Calamandrei.